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MINI CORSO TECNICO DI FOTOGRAFIA
"Fotography for dummies"
(pagina provvisoria - in lavorazione - versione beta 0.1)

INDICE:
1) La macchina fotografica 2) L'esposizione 3) Il controllo dell'esposizione 4) La sensibilità ISO
5) Raw o jpg? 6) La profondità di campo 7) Sensori diversi e focali equivalenti 8) Il lampeggiatore (flash)
9) La post-produzione 10)


1. La macchina fotografica

Un apparecchio fotografico è, a grandi linee, un contenitore a tenuta di luce con un sistema di lenti (obiettivo) che proietta l'immagine inquadrata sulla pellicola o sul sensore.
Ci sono diversi tipi di macchine fotografiche, che si differenziano per vari aspetti. Tralasciando apparecchi poco diffusi e di uso professionale, si possono suddividere le macchine fotografiche in due grosse categorie: compatte e reflex.
Le prime non permettono il cambio dell'obiettivo, salvo qualche rara eccezione, e hanno nella stragrande maggioranza dei casi dei sensori molto più piccoli rispetto alle reflex. Queste ultime permettono di vedere l'immagine inquadrata realmente dall'obiettivo montato, in quanto la luce viene riflessa da un sistema di specchi (pentaprisma o pentaspecchio) fino ad arrivare all'oculare. Al momento dello scatto lo specchio posto davanti all'otturatore si alza per il tempo necessario a far passare la luce necessaria.


2. L'esposizione

La quantità di luce necessaria per impressionare correttamente la pellicola (o il sensore... d'ora in poi utilizzeremo solo questo secondo termine, considerato che la fotografia digitale è ormai padrona del mercato) si ottiene mediante la regolazione del diaframma e del tempo di posa.
Il diaframma si trova sul percorso che la luce percorre tra l'obiettivo e il sensore, e restringendosi ne limita la quantità.
Il tempo di posa è il tempo durante il quale l'otturatore rimane aperto e la luce può raggiungere il sensore.

I diaframmi sono indicati con il simbolo "f" seguito da un numero: 1 - 1,4 - 2 - 2,8 - 4 - 5,6 - 8 - 11 - 16 - 22 etc... Più il numero è alto più il diaframma è chiuso.
I tempi sono indicati in secondi, solitamente come frazioni: 1 - 1/2 - 1/4 - 1/8 - 1/15 - 1/30 - 1/60 - 1/125 - 1/250 etc...
Ogni passaggio da un valore e quello successivo viene chiamato stop. Quindi tra f/4 e f/8 (ad esempio) ci sono 2 stop di differenza, così come tra 1/30 e 1/125 di secondo.
Ogni stop, che riguardi il tempo o il diaframma, ha lo stesso valore: la quantità di luce che raggiunge il sensore con 1/125 e f/8 è la stessa di quella che si otterrebbe con 1/60 f/11, 1/30 f/16, 1/500 f/4 etc...

Ogni obiettivo ha una focale (espressa in millimetri) e una luminosità massima, che è il valore di f alla massima apertura.
Per esempio un 100mm f/2,8 ha una luminosità massima di f/2,8 che può essere limitata chiudendo il diaframma a valori diversi (4 - 5,6 - 8 etc...)

La coppia tempo/diaframma più adatta va scelta tenendo presente che
TEMPO Più è rapido più è facile evitare il mosso. Questo può essere causato dal movimento del soggetto inquadrato o dall'involontario movimento della macchina fotografica al momento dello scatto. Più la focale dell'obiettivo è lunga più il tempo di scatto dev'essere breve: in generale si definisce "tempo di sicurezza" quello non inferiore alla focale dell'obiettivo: 1/250 per un 200mm, 1/125 per un 100mm, 1/60 per un 50mm, ... Se la macchina o l'obiettivo sono dotati di stabilizzatore d'immagine il tempo di sicurezza può essere più lungo anche se, naturalmente, lo stabilizzatore può compensare il tremolio della mano ma non l'eventuale movimento del soggetto.
DIAFRAMMA Più il diaframma è chiuso più aumenta la profondità di campo (PdC). Un diaframma aperto, soprattutto con focali lunghe, determina una ridotta PdC che spesso è utile per far risaltare il soggetto rispetto allo sfondo.
Da notare che spesso gli obiettivi hanno una resa non ottimale alla massima apertura: in questi casi chiudere il diaframma di qualche stop permette di avere un'immagine di qualità superiore. E' altresì vero, però, che anche chiudere il diaframma oltre certi valori causa uno scadimento qualitativo per l'insorgere del fenomeno della diffrazione, e più il sensore è denso di pixel più il fenomeno è evidente: una fotocamera aps-c da 18 mp, ad esempio, inizia a soffrire di diffrazione già prima di f/11.

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3. Il controllo dell'esposizione

Per ottenere la corretta coppia tempo/diaframma in rapporto alla sensibilità impostata, si può operare in diversi modi tra quelli consentiti dalla macchina fotografica in nostro possesso.
Il modo più "antico", quello che era considerato il modo normale fino a qualche decennnio fa, è quello completamente manuale, di solito indicato con "M" nelle fotocamere che prevedono questa opzione (cioè tutte le reflex e qualche compatta, di solito di fascia alta). Operando in manuale si imposta sia il diaframma dell'obiettivo sia il tempo d'esposizione, aiutandosi di norma con l'esposimetro che misura la luce ambiente.
Ci sono poi tutta una serie di modi automatici che indichiamo sommariamente qui di seguito:
- priorità dei diaframmi (spesso indicato con "A"): si regola manualmente il diaframma e la macchina imposta il tempo corrispondente
- priorità dei tempi (spesso indicato con "S"): si regola manualmente il tempo e la macchina imposta il diaframma corrispondente
- program (spesso indicato con "P"): la macchina regola automaticamente tempo e diaframma.
- "scene": modi di esposizione preimpostati, adatti per i principianti. Si può scegliere tra "sport", "ritratto", "panorama", etc. e la macchina fotografica imposta automaticamente tutti i parametri.

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4. La sensibilità ISO

Con le macchine fotografiche tradizionali si può scegliere che tipo di pellicola utilizzare. Ogni pellicola ha una sua sensibilità: più questa è alta, minore è la quantità di luce necessaria per avere una corretta esposizione. Le normali pellicole in commercio hanno una sensibilità dichiarata che va dai 25 ai 1600 ASA/ISO, che in fase di sviluppo può essere - entro certi limiti - aumentata o diminuita. Di regola una sensibilità alta comporta più grana e minore definizione dell'immagine.
Con le macchine digitali naturalmente non ci sono pellicole da scegliere, ma a seconda della luce presente e delle necessità dell'esposizione bisogna impostare la sensibilità dell'apparecchio. La migliore resa si ottiene, quando possibile, con sensibilità non troppo alte: la maggior parte delle macchine fotografiche danno la miglior qualità d'immagine intorno ai 100/200 ISO. Aumentando questo valore aumenta il cd rumore digitale, e questo peggioramento di qualità è molto più marcato con sensori di piccole dimensioni: con una reflex FF di ultima generazione si riescono a utilizzare sensibilità di 6400 ISO e anche più con una qualità ancora discreta, mentre con una compatta già a 400 ISO la qualità peggiora sensibilmente.

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5. Raw o jpg?

Tutte le reflex e varie compatte di fascia alta permettono di salvare le foto, oltre che in jpg, anche in raw. Un file raw è un file grezzo, che va "sviluppato" con appositi programmi per essere convertito in un formato grafico come jpg o tif, e contiene molte più informazioni del jpg, che è un formato compresso di tipo "lossy". La differenza pratica tra scattare direttamente in jpg o scattare in raw e convertire l'immagine in post produzione è che nel primo caso la macchina fotografica si occupa direttamente di ottenere un file grafico, tenendo conto anche delle impostazioni scelte dal fotografo (bilanciamento del bianco, nitidezza, etc...), mentre nel secondo questo lavoro si fa in seguito, al computer, potendo intervenire più in profondità sull'immagine.
Quindi scattare in raw presenta vantaggi importanti, al prezzo però di una maggior perdita di tempo in post produzione e di un consumo di spazio della scheda di memoria molto maggiore.

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6. La profondità di campo

Si definisce profondità di campo (PdC) la zona inquadrata che sta davanti e dietro al soggetto e che appare nitida (a fuoco). Teoricamente esiste una sola distanza dove la messa a fuoco è perfetta, mentre la nitidezza diminuisce gradualmente prima e dopo il soggetto messo a fuoco. Il campo nitido è quell'intervallo di distanze davanti e dietro al soggetto in cui la sfocatura è impercettibile e la PdC è, appunto, questo intervallo.

La PdC è influenzata da tre fattori principali:
1) apertura del diaframma
2) distanza del soggetto
3) lunghezza focale dell'obiettivo

Più il diaframma è aperto, più la distanza diminuisce, più la focale aumenta e più la PdC diminuisce. E, naturalmente, viceversa.
La lunghezza focale dell'obiettivo non determina di per sé una maggiore o minore PdC ma la influenza indirettamente in quanto la distanza del soggetto inquadrato è in rapporto con questa. Per intenderci: se inquadrassi un soggetto, diciamo un viso, con una FF e un tele da 150mm a f/4 e a 4 metri, avrei una PdC di circa 16 cm. Cambiando obiettivo e mettendo un 75, a parità di distanza del soggetto la PdC salirebbe a 67 cm. Ma se mi avvicinassi al soggetto finché il viso non occupasse la stessa grandezza nel fotogramma, quindi andassi a 2 metri da questo, la PdC tornerebbe ad essere circa 16 cm.
La lunghezza focale di un obiettivo è quindi un fattore fondamentale per determinare la PdC. Più il sensore della macchina fotografica è piccolo, più le focali - a parita di angolo di campo - si accorciano. Questo spiega perché una reflex FF (o a pellicola 35mm) ha una PdC inferiore (a parità di angolo di campo o della cd focale equivalente) a quella di una reflex con sensore croppato (APS) che, a sua volta, ha una PdC molto inferiore a quella di una compatta con sensore da 1/2,5 etc...

Per finire bisogna notare che anche le dimensioni del fotogramma influenzano la PdC. A parità di tutti gli altri parametri (diaframma, distanza e focale) la PdC diminuisce man mano che le dimensioni del sensore diminuiscono, in quanto la tolleranza del circolo di confusione diventa sempre meno ampia. Un 100mm a f/4, ad esempio, con un soggetto a 10 metri ha una PdC di circa 120 cm. con un sensore 4/3 e di circa 240 cm. con un sensore FF.

Qui si trova un comodo calcolatore della PdC.
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7. Sensori di dimensioni diverse e focali equivalenti

Le reflex sul mercato si dividono grosso modo in tre categorie: full frame, aps e quattro terzi
- Le prime (FF) hanno un sensore di grandezza pari al fotogramma delle classiche macchine fotografiche a pellicola 35 mm, ossia 24X36 mm
- Le seconde (APS-C) hanno un sensore di circa 15X23 mm. (varia tra marca e marca) mentre il poco diffuso APS-H (solo Canon 1D) misura 19X28,7 mm.
- Le ultime, con sensore 4/3 lanciato da Olympus, hanno un sensore di 13X17,3 mm

Le cosiddette compatte o bridge, invece, hanno sensori molto più piccoli che hanno misure che vanno dai 5,7X7,6 mm dei sensori da 1/1.7" ai 4,3X5,8 di quelli da 1/2.5. Ultimamente, però, si stanno affacciando sul mercato anche fotocamere compatte di fascia alta con sensore micro 4/3

A parità di caratteristiche un sensore di dimensioni maggiori permette una qualità più elevata, soprattutto in condizioni di luce scarsa. La tendenza, dettata principalmente da questioni commerciali, di aumentare sempre più i mega pixel delle macchine fotografiche comporta un aumento del cd rumore digitale. E ciò è tanto più vero quanto più il sensore è piccolo e, quindi, la quantità di pixel per unità di superficie aumenta.

A causa della differenza di dimensioni dei sensori, le focali degli obiettivi non bastano per conoscerne l'angolo di campo. Un 50mm montato su una FF avrà lo stesso angolo di campo di un 25 mm montato su una 4/3. E la differenza si fa molto più marcata se prendiamo ad esempio i piccoli sensori delle fotocamere compatte, dove per avere l'angolo di campo del 50mm di cui sopra può bastare una focale di circa 10mm o anche meno.
Per cercare di mettere ordine a questo stato di cose è stato introdotto il concetto di focale equivalente, che rappresenta la focale che avrebbe un obiettivo con lo stesso angolo di campo montato su una FF (o pellicola 35mm).

Tipo di
sensore
Dimensioni
in mm.
Fattore di equivalenza
a 35mm (FF)
Obiettivo
normale
~ mm
FF ~ 24x36 1 50
APS-H 19X28,7 1,3 38
APS-C Nikon DX 15,7X23,7 *
Canon D 14,8X22,2  
1,52
1,62
32
30
4/3 13,5X18 2 25
1/1.8 ~ 5,3X7,2 5,02 10
1/2.5 ~ 4,3X5,8 6,25 8
         * I sensori delle reflex Pentax; Sony e Fuji hanno dimensioni simili

Quindi uno zoom da 5-25mm. montato su una compatta con sensore da 1/2,5 ha una "focale equivalente" (N.B. equivalente ad una FF come angolo di campo) a circa 31-155mm.
E' fondamentale però capire che la focale in mm. è un valore assoluto: dire, come spesso si sente, "un 100 su aps diventa un 160..." è concettualmente errato. La lunghezza focale non può cambiare, ciò che varia è solo l'angolo di campo inquadrato. Un 28mm rimane un 28mm sia su una FF sia su una compatta con sensore da 1/2.5, solo che nel primo caso si tratterà di un obiettivo grandangolare, nel secondo di un teleobiettivo.

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8. Il lampeggiatore (flash)

La stragrande maggioranza delle fotocamere digitali hanno un flash incorporato. Le reflex, e qualche compatta, dispongono anche di una slitta per montare un lampeggiatore esterno.
Il flash incorporato ha solo due pregi: non ingombra ed è facile da usare. Per il resto ha tali e tante limitazioni da dover essere considerato un accessorio poco utile nella maggior parte dei casi: ha una potenza troppo bassa e illumina il soggetto solo frontalmente, creando una luce decisamente poco adatta per ottenere risultati accettabili.
Se si intende utilizzare il flash per qualcosa di più della foto ricordo del bimbo che soffia sulle candeline del compleanno è indispensabile munirsi di (almeno) un flash esterno. I più diffusi, soprattutto in ambito amatoriale, sono quelli di tipo cobra con la testa orientabile. Tutte le moderne reflex hanno la possibilità di lavorare in completo automatismo e lettura TTL (through the lens) con i flash dedicati.
La potenza di un flash è indicata dal numero guida (NG) che serve anche per calcolare la corretta esposizione in modo manuale. La formula è
N.G. =  d X f
dove "d" rappresenta la distanza del soggetto da illuminare e "f" il diaframma da impostare per ottenere la corretta esposizione ad una certa sensibilità (100 iso è il riferimento).
Più è alto il N.G. più è potente il flash. Applicando la formula di cui sopra avremo:
f = N.G./d
cioè dividendo il N.G. per la distanza del soggetto conosceremo qual è il diaframma da impostare (lavorando in manuale ed alla massima potenza).
E' importante notare che si fa riferimento solo al diaframma e non al tempo, perché si presume che il flash sia utilizzato in ambiente con poca luce dove la luce ambiente non influenza l'esposizione. Nei casi in cui, invece, il flash venga usato in esterni per schiarire le ombre, il calcolo dell'esposizione è molto più complicato e bisogna affidarsi all'automatismo (se c'è) o fare qualche prova.
Nelle macchine fotografiche con otturatore a tendina (le reflex, in pratica) c'è un tempo di esposizione, chiamato sincro X, che è il più veloce che si possa impostare usando il flash: tempi più brevi causerebbero una illuminazione non uniforme in quanto le due tendine non si troverebbero alla completa apertura al momento del lampo.

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9. La post-produzione

Ai tempi della pellicola dopo aver fotografato bisognava sviluppare ed eventualmente stampare. Con l'avvento del digitale la procedura è cambiata e per certi versi si è semplificata, ma gli interventi che si possono - e a volte devono - fare dopo lo scatto rimangono molto importanti.
Come abbiamo già scritto più su si può decidere di scattare in jpg o in raw. Nel primo caso gli interventi che si possono applicare in post-produzione sono un po' più limitati: serve un programma di fotoritocco (ce ne sono di tutti i tipi, dai più semplici ai più completi: il più potente è il professionale e carissimo photoshop, mentre tra quelli gratuiti il migliore è The Gimp) e un po' di esperienza. Nel secondo caso, invece, è necessario anche un raw converter, che può essere un plugin del programma di fotoritocco (come ad esempio Ufraw per Gimp) o un programma stand-alone.
In rete si trovano migliaia di articoli che spiegano più o meno nel dettaglio le tecniche di fotoritocco, come ad esempio l'ottimo sito di Andrea Olivotto. Ci sono poi tantissimi manuali, tutorial, articoli e consigli sull'uso dei singoli programmi, facilmente rintracciabili con google (per Gimp si può vedere anche qui).

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10. La stampa

In preparazione.

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11. Macrofotografia

In preparazione.

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12. L'acquisto della macchina fotografica

In preparazione.